lunedì 6 ottobre 2014

"I cry, 'cause I feel nothing"

Vi è mai capitato? Piangere perché non riuscivate a sentire alcun tipo di emozione? A me, purtroppo sì. Una strana sensazione l'assenza di emozioni. Farebbe pensare al vuoto. In realtà qualcosa c'è: un grosso punto di domanda. Almeno così l'ho raffigurato io. Cosa mi sono domandata? Semplicemente il perché. Perché non provo nulla? Perché non mi scalfisce? Perché riesco ad andare avanti come se nulla fosse successo? Poi, quando ero convinta di aver trovato una risposta plausibile, ho pensato: "Davvero questa spiegazione giustifica la mia assenza di emozioni?" Non sono riuscita a darmi una risposta. O meglio, ci sono riuscita ma essere onesti con se stessi è più difficile che esserlo con gli altri. Perché se ammettessi con me stessa che la risposta è plausibile vorrebbe dire ammettere di essere una persona abituata, assuefatta al dolore. Proprio e degli altri. Vorrebbe dire avere chiara in testa (nella parte inconscia) la distinzione tra persone che si amano e persone che ci sono indifferenti. Vorrebbe dire che alla fine tutti quelli che mi hanno fatto del male hanno vinto: mi hanno resa arida con chi se lo merita. Vorrebbe dire trovare dentro di me una rabbia ed un rancore che mi fanno paura. Vorrebbe dire trovare sollievo in una tragedia. Perciò, che tipo di persona sono diventata? Ad un certo punto la mia "fanciullina interiore" deve essersi persa. Sì, c'è ancora: non riuscirei a scrivere altrimenti. Ma è furba. Esce allo scoperto solo quando sa che non c'è nessuno nei paraggi. Non è timida, non ha paura. Non si concede. Vorrei che fosse diverso? Sinceramente no. Una parte della mia anima deve rimanere incontaminata. Questo mancato dolore ha aperto una porta che credevo chiusa. Dovrei quindi sentirmi grata. Invece no, perché sono convinta che quella porta si sarebbe aperta comunque; magari sarebbe passato più in tempo ma, comunque, sarebbe accaduto. Di conseguenza il fatto in sè non ha portato nè tragedia nè gioia. Ergo si torna al punto di partenza: l'assenza totale di emozioni. A nessuno di noi piacerebbe lasciare questo. Vero è che se non vogliamo che ciò accada dobbiamo costruirci un certo tipo di vita. Si raccoglie ciò che si è seminato. Vecchissimo proverbio sempre attuale. Persone più buone o semplicemente più sagge di me potrebbero dire che dietro ad ogni gesto c'è una ragione profonda. Giusto. Ma non si può sempre capire, non si può sempre cercare di comprendere. Ogni tanto chi sbaglia dovrebbe assumersi la responsabilità di aver fatto soffrire un'altra persona. Soprattutto quando il dolore inflitto è voluto. Chi soffre dovrebbe assumersi la responsabilità, in primis con se stessi, di non perdonare. L'indifferenza, sia inflitta che subita, fa più male di qualsiasi rancore.

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